Sedentarietà come le sigarette: poco sport nuoce alla salute

Pubblicato il 18 Novembre 2014 in News

L’inattività fisica nuoce alla salute come l’abitudine al fumo di sigaretta. I dati arrivano da uno studio della Harvard Medical School (Usa) realizzato da un gruppo di 33 ricercatori di diverse istituzioni guidati da I-Min Lee e pubblicato su The Lancet, che ha stimato che ogni anno la mancanza di esercizio fisico causa un decimo delle vite perse a causa delle malattie cosiddette «non trasmissibili» come diabete, obesità, cardiopatie, cancro al seno e al colon e ai decessi provocati dal vizio delle sigarette.

In particolare si stima che l’inattività fisica provochi il 6% dei casi di malattie cardiache e coronariche, il 7% di diabete di tipo 2, il 10% dei casi di cancro al seno e il 10% di cancro al colon, oltre al 9% dei casi di mortalità prematura dovuti alla riduzione dell’aspettativa di vita. In tutto, risulta responsabile di più di 5,3 milioni dei 57 milioni di morti a causa delle cosiddette «malattie non trasmissibili» a livello mondiale (dati 2008).

150 minuti a settimana – Almeno due ore e mezzo a settimana di attività fisica è la quantità raccomandata per evitare di incorrere nei rischi dovuti all’eccessiva sedentarietà, ovvero almeno 30 minuti di movimento al giorno. Iscriversi in palestra non è necessario: sarebbe sufficiente fare una passeggiata a passo svelto nel proprio quartiere, fare un giro in bicicletta, preferire le scale all’ascensore ogni volta che si può, fare un po’ di giardinaggio.

Paesi alto reddito tra i peggiori – In particolare dallo studio emerge che le persone che vivono nei Paesi con i redditi più alti sono le meno attive fisicamente e che i cittadini britannici sono tra i peggiori: due terzi degli adulti in Gran Bretagna sono infatti considerati «non sufficientemente attivi fisicamente». «Noi non siamo sicuri – spiega I-Min Lee – del perché nel Regno Unito solo un terzo della popolazione svolga la giusta quantità di sport. Potrebbe avere a che fare con il meteo. Ma c’è anche una mancanza di infrastrutture che scoraggia le persone a uscire a piedi e in bicicletta».